Breve biografia di George Orwell. Biografia di George Orwell Memorie e documentari

George Orwell- Scrittore e pubblicista britannico. Conosciuto come l'autore del romanzo distopico cult “1984” e del racconto “La fattoria degli animali”. Vero nome Eric Arthur Blair

Sono nato 25 giugno 1903 in India nella città di Mokhitari. Suo padre a quel tempo lavorava in India come impiegato britannico in un dipartimento.

Studiò alla scuola di S. Cyprian, ricevette una borsa di studio personale nel 1917 e frequentò l'Eton College fino al 1921. Dal 1922 al 1927 prestò servizio nella polizia coloniale in Birmania, poi trascorse molto tempo in Gran Bretagna e in Europa, facendo lavori saltuari, e poi iniziò a scrivere narrativa e giornalismo.

Nel 1935 assunse lo pseudonimo di George Orwell. Durante la guerra civile si trasferì in Spagna e combatté a fianco della milizia. Successivamente descrisse questi eventi nel racconto “In onore della Catalogna” (1937).

Si sposò nel 1936 e sei mesi dopo partì con la moglie sul fronte aragonese della Guerra Civile Spagnola.

Nel 1945 fu pubblicato il suo racconto satirico “La fattoria degli animali”. Era dedicato alla rinascita delle visioni rivoluzionarie.

Inoltre, ha scritto numerosi saggi e articoli sul tema dello sviluppo critico-sociale della società. Durante la seconda guerra mondiale lavorò come commentatore per la BBC e produsse un'ampia gamma di programmi politici e culturali. In Gran Bretagna visse principalmente sull'isola di Jura con la moglie Ailey. La coppia ha avuto un figlio adottivo. Quando la moglie di Orwell morì nel 1945, si risposò con Sonia Bronel, assistente redattore della rivista Horizon. Questo matrimonio non durò a lungo.

Eric Arthur Blair è nato nella città di Motihari, in India, il cui territorio a quel tempo era una colonia britannica. Suo padre ricopriva una delle posizioni ordinarie nel dipartimento dell'oppio dell'amministrazione della colonia e sua madre era l'unica figlia di un commerciante di tè birmano. Mentre era ancora un bambino, Eric, insieme a sua madre e sua sorella maggiore, andò in Inghilterra, dove il ragazzo ricevette la sua educazione - prima alla Eastbourne Primary School, e poi al prestigioso Eton College, dove studiò con una borsa di studio speciale. Dopo essersi diplomato al college nel 1921, il giovane si dedicò al servizio nella polizia birmana per cinque anni (1922-1927), ma l'insoddisfazione per il governo imperiale portò alle sue dimissioni. Questo periodo della vita di Eric Blair, che ben presto prese lo pseudonimo di George Orwell, è segnato da uno dei suoi romanzi più famosi, Giorni in Birmania, pubblicato nel 1936 sotto uno pseudonimo.

Dopo la Birmania, giovane e libero, andò in Europa, dove si mantenne da un lavoretto all'altro, e al ritorno a casa decise fermamente di diventare uno scrittore. Durante questo periodo, Orwell scrisse un romanzo altrettanto impressionante, Pounds of Dashing in Paris and London, che racconta la storia della sua vita in due delle più grandi città d'Europa. Questa creazione consisteva di due parti, ciascuna delle quali descriveva i momenti più luminosi della sua vita in ciascuna delle capitali.

Inizio della carriera di scrittore

Nel 1936, Orwell, a quel tempo già sposato, andò con la moglie in Spagna, dove era in pieno svolgimento la guerra civile. Dopo aver trascorso circa un anno nella zona di combattimento, è tornato involontariamente nel Regno Unito: una ferita alla gola da parte di un cecchino fascista ha richiesto cure e ulteriore rimozione dalle ostilità. Mentre era in Spagna, Orwell combatté nelle file della milizia formata dal partito comunista antistalinista POUM, un'organizzazione marxista che esisteva in Spagna dall'inizio degli anni '30. A questo periodo della vita dello scrittore è dedicato un intero libro: "In onore della Catalogna" (1937), in cui racconta in dettaglio i suoi giorni al fronte.

Tuttavia, gli editori britannici non apprezzarono il libro e lo sottoposero a una severa censura: Orwell dovette "ritagliare" qualsiasi affermazione che parlasse del terrore e della completa illegalità che si stava verificando nel paese repubblicano. Il redattore capo era irremovibile: nelle condizioni dell'aggressione fascista, in nessun caso era possibile gettare la minima ombra sul socialismo, e ancor di più sulla sede di questo fenomeno: l'URSS. Il libro vide finalmente il mondo nel 1938, ma fu accolto piuttosto freddamente: il numero di copie vendute durante l'anno non superò i 50 pezzi. Questa guerra rese Orwell un avido oppositore del comunismo, decidendo di unirsi alle fila dei socialisti inglesi.

posizione civile

Gli scritti di Orwell dall'inizio del 1936 in poi, come egli stesso ammise nel suo saggio "Perché scrivo" (1946), avevano sfumature antitotalitarie ed esaltavano il socialismo democratico. Agli occhi dello scrittore, l’Unione Sovietica fu una completa delusione, e la rivoluzione che ebbe luogo nel Paese dei Soviet, secondo lui, non solo non portò al potere una società senza classi, come precedentemente promesso dai bolscevichi, ma al contrario, "al timone" erano persone ancora più spietate e senza scrupoli di prima. Orwell, senza nascondere il suo odio, parlava dell'URSS e considerava Stalin la vera incarnazione del male.

Quando nel 1941 si seppe della notizia dell'attacco della Germania all'URSS, Orwell non poteva immaginare che molto presto Churchill e Stalin si sarebbero alleati. A quel tempo, lo scrittore teneva un diario di guerra, le annotazioni in cui raccontano la sua indignazione, per poi sorprendersi: "Non avrei mai pensato che sarei vissuto abbastanza per vedere i giorni in cui avrei avuto l'opportunità di dire "Gloria al compagno Stalin !”, Ebbene, l'ho fatto!” - scrisse dopo un po'.

Orwell sperava sinceramente che, a seguito della guerra, i socialisti salissero al potere in Gran Bretagna, e i socialisti ideologici, e non quelli formali, come spesso accadeva. Comunque, questo non è successo. Gli eventi che si sono verificati nella patria dello scrittore e nel mondo nel suo insieme hanno depresso Orwell, e la costante crescita dell'influenza dell'Unione Sovietica lo ha persino portato in una depressione prolungata. Lo scrittore fu finalmente paralizzato dalla morte di sua moglie, che era la sua ispiratrice ideologica e la persona più vicina. Tuttavia, la vita andava avanti e lui dovette sopportarla.


Le principali opere dell'autore

George Orwell fu uno dei pochi autori dell'epoca che non solo non cantò inni all'Unione Sovietica, ma cercò anche di descrivere in tutti i colori l'orrore del sistema sovietico. Il principale "avversario" di Orwell in questa competizione convenzionale di ideologie fu Hewlett Johnson, che ricevette il soprannome di "Abate Rosso" nella sua nativa Inghilterra - in ogni opera lodò Stalin, esprimendo la sua ammirazione per il paese che gli era subordinato in ogni modo possibile . Orwell riuscì comunque a vincere, anche se formalmente, in questa battaglia impari, ma, sfortunatamente, postuma.

Il libro La fattoria degli animali, scritto dallo scrittore tra il novembre 1943 e il febbraio 1944, era un'evidente satira sull'Unione Sovietica, che a quel tempo era ancora alleata della Gran Bretagna. Nessuna casa editrice si è impegnata a pubblicare quest'opera. Tutto è cambiato con l'inizio della Guerra Fredda: la satira di Orwell è stata finalmente apprezzata. Il libro, che molti vedevano come una satira sull'Unione Sovietica, era in gran parte una satira sull'Occidente stesso. Orwell non ha dovuto vedere l'enorme successo e le milioni di copie vendute del suo libro: il riconoscimento era già postumo.

La Guerra Fredda ha cambiato la vita di molti, soprattutto di coloro che hanno sostenuto le politiche e il sistema dell'Unione Sovietica: ora sono completamente scomparsi dai radar o hanno cambiato la loro posizione in senso opposto. Molto utile è stato il romanzo di Orwell precedentemente scritto ma inedito "1984", che in seguito fu chiamato "l'opera canonica anticomunista", "il manifesto della Guerra Fredda" e molti altri epiteti, che erano senza dubbio il riconoscimento del talento di scrittura di Orwell.

"La fattoria degli animali" e "1984" sono film distopici scritti da uno dei più grandi pubblicisti e scrittori della storia. Raccontando principalmente gli orrori e le conseguenze del totalitarismo, fortunatamente non sono stati profetici, ma è semplicemente impossibile negare il fatto che attualmente stanno acquisendo un suono completamente nuovo.


Vita privata

Nel 1936, George Orwell sposò Elin O'Shaughnessy, con la quale attraversarono molte prove, inclusa la guerra di Spagna. Nel corso dei molti anni di matrimonio, la coppia non ha mai avuto figli propri e solo nel 1944 adottarono un bambino di un mese, che si chiamava Richard. Tuttavia, molto presto la gioia lasciò il posto a un grande dolore: il 29 marzo 1945, durante l'operazione, Elin morì. Orwell soffrì dolorosamente la perdita della moglie; per un certo periodo divenne addirittura un eremita, stabilendosi su un'isola quasi deserta sulla costa della Scozia. Fu durante questo periodo difficile che lo scrittore completò il romanzo "1984".

Un anno prima della sua morte, nel 1949, Orwell si sposò una seconda volta con una ragazza di nome Sonia Bronel, che aveva 15 anni meno di lui. Sonya a quel tempo lavorava come assistente al montaggio presso la rivista Horizon. Tuttavia, il matrimonio durò solo tre mesi: il 21 gennaio 1950 lo scrittore morì di tubercolosi nel reparto di un ospedale londinese. Poco prima, la sua creazione “1984” aveva fatto il giro del mondo.

  • Orwell è in realtà l'ideatore del termine "Guerra Fredda", spesso utilizzato ancora oggi nella sfera politica.
  • Nonostante la posizione antitotalitaria chiaramente espressa dallo scrittore in ogni sua opera, per qualche tempo fu sospettato di avere legami con i comunisti.
  • Lo slogan sovietico, sentito una volta da Orwell dalle labbra dei comunisti, "Dai un piano quinquennale in quattro anni!" è stato utilizzato nel romanzo "1984" sotto forma della famosa formula "due volte due fa cinque". La frase ancora una volta ridicolizzava il regime sovietico.
  • Nel dopoguerra, George Orwell condusse un programma sulla BBC, che toccò un'ampia varietà di argomenti, da quelli politici a quelli sociali.

George Orwell è lo pseudonimo di Eric Arthur Blair, nato nel 1903 nel villaggio indiano di Motihari, al confine con il Nepal. A quel tempo, l'India faceva parte dell'Impero britannico e il padre del futuro scrittore, Richard Blair, prestò servizio in uno dei dipartimenti dell'amministrazione indiana della Gran Bretagna. La madre dello scrittore era la figlia di un commerciante francese. Sebbene Richard Blair servì fedelmente la Corona britannica fino al suo pensionamento nel 1912, la famiglia non fece fortuna e quando Eric aveva otto anni fu con qualche difficoltà che fu mandato in una scuola preparatoria privata nel Sussex. Pochi anni dopo, avendo dimostrato straordinarie capacità accademiche, il ragazzo ricevette una borsa di studio su base competitiva per ulteriori studi a Eton, la scuola privata più privilegiata della Gran Bretagna, che aprì la strada a Oxford o Cambridge. Più tardi, nel saggio "Perché scrivo", Orwell ricordò che già all'età di cinque o sei anni sapeva per certo che sarebbe diventato uno scrittore, e a Eton fu determinata la cerchia delle sue passioni letterarie: Swift, Stern, Jack Londra. È possibile che sia stato lo spirito di avventura e avventurismo nelle opere di questi scrittori a influenzare la decisione di Eric Blair di abbandonare i sentieri battuti di un laureato di Eton e di unirsi alla polizia imperiale, prima in India, poi in Birmania. Nel 1927, deluso dagli ideali e dal sistema che serviva, E. Blair si dimette e si stabilisce a Portobello Road, in un quartiere povero di Londra, poi parte per Parigi, il centro della bohémien europea. Tuttavia, il futuro scrittore non condusse uno stile di vita bohémien; visse in un quartiere operaio, guadagnandosi da vivere lavando i piatti, assorbendo esperienze e impressioni che lo scrittore George Orwell avrebbe poi fuso in romanzi e numerosi saggi.

Il primo libro di J. Orwell “Burmese Everyday Life” (sul sito “Days in Burma” tradotto da V. Domiteyeva - Giorni birmani) fu pubblicato nel 1934 e racconta la storia degli anni trascorsi in servizio nelle colonie dell'Impero britannico. Alla prima pubblicazione seguì il romanzo “La figlia del prete” ( La figlia di un sacerdote, 1935) e una serie di opere su un'ampia varietà di questioni: politica, arte, letteratura. J. Orwell è sempre stato uno scrittore politicamente impegnato, condivideva il romanticismo degli “anni ’30 rossi”, era preoccupato per le condizioni di lavoro disumane dei minatori inglesi e sottolineava la disuguaglianza di classe nella società inglese. Allo stesso tempo, trattava l’idea del socialismo inglese e della “solidarietà proletaria” con diffidenza e ironia, poiché le visioni socialiste erano più popolari tra gli intellettuali e tra coloro che appartenevano alla classe media, lungi dall’essere i più svantaggiati. Orwell dubitava seriamente della loro sincerità e natura rivoluzionaria.

Non sorprende, quindi, che le simpatie socialiste dello scrittore lo abbiano portato nelle file dei repubblicani spagnoli quando lì scoppiò la guerra civile. Si reca in Spagna alla fine del 1936 come corrispondente della BBC e del quotidiano London Observer. Orwell rimase affascinato dall'atmosfera di uguaglianza e di fratellanza militante che avvertì al suo arrivo a Barcellona. Il socialismo sembrava essere una realtà e, dopo aver seguito un addestramento militare di base, lo scrittore andò al fronte, dove ricevette una grave ferita alla gola. Orwell ha descritto quei giorni nel libro documentario “In Honor of Catalogna” (sul sito “In Memory of Catalogna” - Omaggio alla Catalogna, 1938), dove cantava gli amici in armi, lo spirito di fratellanza, dove non esisteva “l’obbedienza cieca”, dove esisteva “la quasi totale uguaglianza tra ufficiali e soldati”. Mentre era in ospedale dopo essere stato ferito, Orwell scriveva a un amico: "Ho assistito a cose straordinarie e finalmente ho creduto davvero nel socialismo, cosa che prima non era così".

Tuttavia, lo scrittore ha imparato anche un’altra lezione. Lì, in Catalogna, un giornale La Battaglia, l'organo del Partito dei Lavoratori Marxisti Uniti spagnoli, nelle cui file combatté J. Oruedel, nel 1936, condannò i processi politici di Mosca e il massacro stalinista di molti vecchi bolscevichi. Tuttavia, anche prima di partire per la Spagna, Orwell era consapevole dei processi di massa, che chiamava “omicidi politici”, ma, a differenza della maggior parte della sinistra inglese, credeva che ciò che stava accadendo in Russia non fosse “l’offensiva del capitalismo”, ma un “disgustosa perversione del socialismo”.

Con la passione di un neofita, Orwell difese gli originali "concetti morali del socialismo" - "libertà, uguaglianza, fraternità e giustizia", ​​il cui processo di deformazione catturò nell'allegoria satirica "La fattoria degli animali". Le azioni di alcuni repubblicani in Spagna e le brutali pratiche di repressione di Stalin scossero la sua fede negli ideali del socialismo. Orwell comprendeva la natura utopica della costruzione di una società senza classi e la bassezza della natura umana, caratterizzata da crudeltà, conflitto e desiderio di governare la propria specie. Le ansie e i dubbi dello scrittore si riflettevano nei suoi romanzi più famosi e spesso citati: "La fattoria degli animali" e "".

La storia della pubblicazione di Animal Farm è complicata. (La fattoria degli animali: una storia di fate), questa “fiaba dal significato politico”, come lo stesso autore ha definito il genere del libro. Dopo aver completato il lavoro sul manoscritto nel febbraio 1944, Orwell, dopo il rifiuto di diverse case editrici, poté pubblicarlo solo nel 1945. Gli editori erano spaventati dalla natura apertamente antistalinista (secondo lo stesso Orwell) del libro. Ma la guerra era in corso e, di fronte alla minaccia della schiavitù fascista, i processi politici di Mosca e il patto di non aggressione sovietico-tedesco furono relegati alla periferia della coscienza pubblica: era in gioco la libertà dell'Europa. A quel tempo e in quelle condizioni, la critica allo stalinismo era inevitabilmente associata ad un attacco contro la combattente Russia, nonostante il fatto che Orwell definisse il suo atteggiamento nei confronti del fascismo già negli anni '30, avendo preso le armi per difendere la Spagna repubblicana. Durante la seconda guerra mondiale, George Orwell lavora per la BBC, poi come redattore letterario di giornali e alla fine della guerra come reporter in Europa. Dopo la fine della guerra, lo scrittore si stabilì sulla costa scozzese, dove completò il romanzo 1984, pubblicato nel 1949. Lo scrittore morì nel gennaio 1950.

Nel nostro paese, il romanzo divenne noto a un vasto pubblico nel 1988, quando tre distopie satiriche furono pubblicate su diverse riviste: "We" di E. Zamyatin, "Brave New World" di O. Huxley e "Animal Farm" di J. Orwell. Durante questo periodo, c'è una rivalutazione non solo della letteratura sovietica, ma anche russa all'estero e del lavoro di autori stranieri. I libri di quegli scrittori occidentali che furono scomunicati dal lettore di massa sovietico perché si permettevano di fare dichiarazioni critiche nei nostri confronti, quelli che erano disgustati nella nostra realtà da ciò che oggi noi stessi non accettiamo e rifiutiamo, vengono tradotti attivamente. Ciò vale principalmente per gli scrittori satirici, coloro che, per la natura specifica della loro musa beffarda e caustica, sono i primi a fare una diagnosi, notando segni di cattiva salute sociale.

Nello stesso periodo, un tabù a lungo termine fu sollevato da un'altra distopia di George Orwell - "1984", un romanzo che fu messo a tacere nel nostro paese o interpretato come antisovietico e reazionario. La posizione dei critici che hanno scritto su Orwell nel recente passato può essere in una certa misura spiegata. Non era ancora disponibile tutta la verità sullo stalinismo, quell’abisso di illegalità e di atrocità contro classi e intere nazioni, la verità sull’umiliazione dello spirito umano, la presa in giro del libero pensiero (sul clima di sospetto, la pratica delle denunce e molto altro ancora). molto di più che storici e pubblicisti ci hanno rivelato, come raccontato nelle opere di A. Solzhenitsyn, V. Grossman, A. Rybakov, M. Dudintsev, D. Granin, Yu. Dombrovsky, V. Shalamov e molti altri. All'epoca, il socialismo da caserma di Stalin era percepito da molti come un'inevitabilità, un dato di fatto, senza alternative: chi nasce in prigionia non se ne accorge.

A quanto pare, si coglie il “sacro orrore” del critico sovietico, che già leggeva nel secondo paragrafo di “1984” di un manifesto dove “era raffigurato un volto enorme, largo più di un metro: il volto di un uomo di circa quarantacinque anni, con folti baffi neri, ruvido, ma attraente in modo maschile... Su ogni pianerottolo si affacciava dal muro la stessa faccia. Il ritratto è stato realizzato in modo tale che, ovunque ti trovassi, i tuoi occhi non ti lascerebbero andare. "IL GRANDE FRATELLO TI GUARDA"- leggere l'iscrizione" [di seguito citato da: "1984", Nuovo Mondo: n. 2, 3, 4, 1989. Traduzione: V.P. Golyshev], una chiara allusione al "padre delle nazioni" potrebbe attenuare l'acutezza della percezione critica lavori.

Ma il paradosso è che nel saggio “Perché scrivo” Orwell definisce il suo compito come una critica del socialismo da destra, piuttosto che un attacco a sinistra. Ammise che ogni riga che aveva scritto dal 1936 "era diretta direttamente o indirettamente contro il totalitarismo in difesa del socialismo democratico, per come lo intendo io". "La fattoria degli animali" non è solo un'allegoria della rivoluzione russa, ma racconta anche le difficoltà e i problemi che si possono incontrare nella costruzione di una società giusta, indipendentemente dagli splendidi ideali dei suoi leader. Ambizioni eccessive, egoismo ipertrofico e ipocrisia possono portare alla perversione e al tradimento di questi ideali.

I personaggi di La fattoria degli animali, ribellandosi alla tirannia del proprietario della fattoria Jones, proclamano una società in cui “tutti gli animali sono uguali”. I loro slogan rivoluzionari ricordano i sette comandamenti biblici, che tutti devono seguire rigorosamente. Ma gli abitanti della Fattoria degli Animali superano molto rapidamente la loro prima fase idealistica, la fase dell'egualitarismo, e arrivano prima all'usurpazione del potere da parte dei maiali, e poi alla dittatura assoluta di uno di loro: un cinghiale di nome Napoleone. Man mano che i maiali cercano di imitare il comportamento delle persone, il contenuto degli slogan dei comandamenti cambia gradualmente. Quando i maialini occupano la camera da letto di Jones, violando così il comandamento "Nessun animale dovrà dormire su un letto", lo modificano: "Nessun animale dovrà dormire su un letto con le lenzuola". Insensibilmente si sta verificando non solo una sostituzione degli slogan e un cambiamento di concetti, ma anche un restauro status quo ante, solo in una forma ancora più assurda e perversa, per il potere “illuminato” dell’uomo. lascia il posto alla tirannia bestiale, le cui vittime sono quasi tutti gli abitanti della fattoria, ad eccezione dell'élite locale - membri del comitato dei maiali (comitato dei maiali) e dei loro fedeli cani da guardia, il cui aspetto feroce somigliava ai lupi.

Nell'aia si svolgono eventi dolorosamente riconoscibili: il rivale di Napoleone in un acceso dibattito politico, Palla di neve, soprannominato Cicerone, viene espulso dalla fattoria. Viene privato degli onori vinti onestamente nella storica battaglia della stalla, vinta dagli animali liberi sui contadini vicini. Inoltre, Cicerone viene dichiarato spia di Jones - e lanugine e piume stanno già volando nella fattoria (letteralmente), e persino le teste vengono tagliate da stupidi polli e anatre per la loro confessione "volontaria" di legami "criminali" con il " spiare” Cicerone. Il tradimento finale dell '"Animalismo" - gli insegnamenti del defunto teorico, il maiale di nome Major - avviene con la sostituzione dello slogan principale "Tutti gli animali sono uguali" con lo slogan "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri ." E poi l’inno “Bovini vivi, bestiame senza diritti” è proibito e l’indirizzo democratico “compagno” è abolito. Nell'ultimo episodio di questa incredibile storia, gli abitanti sopravvissuti della fattoria contemplano con orrore e stupore dalla finestra un banchetto di maiali, dove il peggior nemico della fattoria, il signor Pilkington, propone un brindisi alla prosperità della Fattoria degli Animali. I maiali stanno sulle zampe posteriori (cosa vietata anche dal comandamento) e il loro muso non si distingue più tra i volti ubriachi delle persone.

Come si addice a un'allegoria satirica, ogni personaggio è portatore dell'una o dell'altra idea e incarna un certo tipo sociale. Oltre all'astuto e insidioso Napoleone, il sistema dei personaggi di La Fattoria degli Animali include il proiettore politico Cicerone; un maiale di nome Clarinetto, un demagogo e un adulatore; la giovane puledra Molly, pronta a vendere la sua ritrovata libertà per un pezzo di zucchero e nastri luminosi, perché anche alla vigilia della rivolta era occupata dall'unica domanda: "ci sarà zucchero dopo la rivolta?"; un gregge di pecore, che canta, in modo appropriato e inappropriato, “Quattro gambe sono buone, due gambe sono cattive”; il vecchio asino Benjamin, la cui esperienza mondana gli dice di non aderire a nessuno dei partiti avversari.

Nella satira, l'ironia, il grottesco e il lirismo penetrante raramente coesistono, perché la satira, a differenza del lirismo, fa appello alla ragione, non ai sentimenti. Orwell riesce a combinare cose apparentemente incompatibili. Pietà e compassione sono evocate dal cavallo Boxer dalla mentalità ristretta, ma dotato di enorme potere. Non ha esperienza negli intrighi politici, ma fa onestamente la sua parte ed è pronto a lavorare ancora di più, ancora più duramente per il bene della fattoria, finché forze potenti non lo abbandonano - e poi viene portato allo sminuzzatore. Nella simpatia di Orwell per il duro Boxer, non si può fare a meno di vedere la sua sincera simpatia per i contadini, il cui stile di vita semplice e il cui duro lavoro lo scrittore rispettava e apprezzava, perché "mescolavano il loro sudore con la terra" e; hanno quindi un diritto alla terra maggiore rispetto alla nobiltà (piccola nobiltà) o alla "classe medio-alta". Orwell credeva che i veri custodi dei valori tradizionali e della moralità fossero le persone comuni, e non gli intellettuali in lizza per il potere e posizioni prestigiose. (Tuttavia, l’atteggiamento dello scrittore nei confronti di quest’ultimo non era così chiaro.)

Orwell è uno scrittore inglese fino in fondo. La sua “inglesi” si manifestava nella vita di tutti i giorni, nel suo “dilettantismo” (Orwell non ha ricevuto un'istruzione universitaria); vestirsi in modo eccentrico; innamorato della terra (la mia capra passeggiava nel mio giardino); vicino alla natura (condivideva le idee di semplificazione); nel rispetto delle tradizioni. Ma allo stesso tempo, Orwell non è mai stato caratterizzato da un pensiero “isolano” o da uno snobismo intellettuale. Conosceva bene la letteratura russa e francese, seguiva da vicino la vita politica non solo dell'Europa, ma anche di altri continenti, e si considerava sempre uno "scrittore politico".

Il suo impegno politico si è manifestato con particolare forza nel romanzo “1984”, un romanzo distopico, un romanzo di avvertimento. C'è un'opinione secondo cui "1984" significa per la letteratura inglese del XX secolo la stessa cosa che "Leviatano" di Thomas Hobbes, un capolavoro della filosofia politica inglese, significa per il XVII secolo. Hobbes, come Orwell, cercò di risolvere una questione fondamentale per il suo tempo: chi in una società civile dovrebbe avere il potere e qual è l'atteggiamento della società nei confronti dei diritti e delle responsabilità dell'individuo. Ma forse l'influenza più evidente su Orwell è stata l'opera della classica satira inglese Jonathan Swift. Senza gli Yahoo di Swift e gli Houyhnhnm, la Fattoria degli Animali difficilmente sarebbe potuta apparire, continuando la tradizione della distopia e della satira politica. Nel 20° secolo è emersa una sintesi di questi generi: un’utopia satirica, risalente al romanzo “Noi” di Yevgeny Zamyatin, completato nel 1920 e pubblicato per la prima volta in Occidente nel 1924. Seguirono Il mondo nuovo di Aldous Huxley (1932) e 1984 (1949) di George Orwell.

Isaac Deutscher nel suo libro "Eretici e rinnegati" afferma che l'autore di "1984" ha preso in prestito tutte le trame principali da E. Zamyatin. Allo stesso tempo, vi è un'indicazione che quando conobbe il romanzo "Noi", Orwell aveva già maturato il concetto della sua utopia satirica. Il professore americano Gleb Struve, un esperto di letteratura russa, raccontò a Orwell del romanzo di Zamyatin e poi gli inviò una traduzione francese del libro. In una lettera a Struve datata 17 febbraio 1944, Orwell scrive: "Sono molto interessato alla letteratura di questo tipo, sto anche prendendo appunti per il mio libro, che prima o poi scriverò".

Nel romanzo “Noi” Zamyatin descrive una società lontana mille anni dal XX secolo. Gli Stati Uniti governano la Terra, dopo aver conquistato il mondo a seguito della Guerra dei Duecento anni e essersi separato da esso con il Muro Verde. Gli abitanti degli Stati Uniti - i numeri (tutto nello stato è impersonale) - sono governati dalla "mano abile e pesante del Benefattore" e l '"occhio esperto dei Guardiani" si prende cura di loro. Tutto negli Stati Uniti è razionalizzato, regolamentato, regolamentato. L’obiettivo dello Stato è “una soluzione assolutamente precisa al problema della felicità”. È vero, secondo il narratore (matematico), numero D-503, gli Stati Uniti non sono ancora stati in grado di risolvere completamente questo problema, poiché esistono “Orologi Personali stabiliti dal Tablet”. Inoltre, di tanto in tanto “si scoprono tracce di un’organizzazione finora sfuggente che si pone l’obiettivo di liberarsi dal giogo benefico dello Stato”.

L'autore dell'utopia satirica, di regola, si basa sulle tendenze contemporanee, quindi, usando l'ironia, l'iperbole, il grottesco - questo "materiale da costruzione" della satira, le proietta in un lontano futuro. La logica di un intellettuale, l'occhio acuto di uno scrittore, l'intuizione di un artista hanno permesso a E. I. Zamyatin di predire molto: la disumanizzazione dell'uomo, il suo rifiuto della Natura, tendenze pericolose nella scienza e nella produzione meccanica che trasformano una persona in un “ bullone”: all’occorrenza, un “bullone piegato” potrebbe sempre essere “buttato via” senza fermare l’eterno, grande progresso dell’intera “Macchina”.

Il tempo dell’azione nel romanzo di O. Huxley “Brave New World” è l’anno 632 dell’“era della stabilità”. Il motto dello Stato Mondiale è “Commonalità, Uguaglianza, Stabilità”. Questa società sembra rappresentare un nuovo ciclo nello sviluppo dello Stato Unito di Zamyatin. Qui regnano l'opportunità e il suo derivato, la casta. I bambini non nascono, vengono covati dal “Central London Hatchery e creati in un centro educativo”, dove, grazie ad iniezioni e ad un certo regime di temperatura e ossigeno, dall'uovo crescono alfa e beta, gamma, delta ed epsilon, ciascuno con le sue proprietà programmate, progettate per svolgere determinate funzioni nella società.

Le società edonistiche create dall’immaginazione di Zamyatin e Huxley sono principalmente finalizzate al consumo: “ogni uomo, donna e bambino era obbligato a consumare così tanto ogni anno per la prosperità dell’industria”. Un intero esercito di ipnopedisti è impegnato nel lavaggio del cervello nel "brave new world", instillando negli alfa, nei beta e in tutti gli altri ricette per la felicità che, se ripetute cento volte tre volte a settimana per quattro anni, diventano "verità". Ebbene, se si verificano piccoli turbamenti, c'è sempre una dose giornaliera di "soma" che ti permette di distaccarti da essi, o un "film sensoriale stereoscopico a colori con super-canto, linguaggio sintetico e accompagnamento olfattivo sincrono" che serve allo stesso scopo. scopo.

La società del futuro nei romanzi di E. Zamyatin e O. Huxley si basa sulla filosofia dell'edonismo; gli autori di distopie satiriche ammettono la possibilità di una “felicità” almeno ipnopedica e sintetica per le generazioni future. Orwell rifiuta l’idea anche di un illusorio welfare sociale. Nonostante i progressi della scienza e della tecnologia, “il sogno di una società futura – incredibilmente ricca, tranquilla, ordinata, efficiente, un mondo splendente e asettico di vetro, acciaio e cemento bianco come la neve” non ha potuto realizzarsi “in parte a causa dell’impoverimento causato dalla lunga storia della vita." una serie di guerre e rivoluzioni, in parte dovute al fatto che il progresso scientifico e tecnologico era basato sul pensiero empirico, che non poteva sopravvivere in una società strettamente regolamentata" [citato da: New World, No 3, 1989, pag. 174], di cui Orwell, che aveva una visione politica sorprendentemente acuta, già intravedeva i contorni sull’orizzonte europeo. In una società di questo tipo regna una piccola cricca che, in sostanza, è una nuova classe dirigente. Il “nazionalismo frenetico” e la “divinizzazione del leader”, i “conflitti costanti” sono caratteristiche integrali di uno stato autoritario. Solo i “valori democratici, i cui custodi sono gli intellettuali”, possono resistergli.

L'irrefrenabile immaginazione di Orwell era alimentata da temi e trame non solo della realtà sovietica. Lo scrittore utilizza anche “soggetti paneuropei”: la crisi economica prebellica, il terrore totale, lo sterminio dei dissidenti, la peste bruna del fascismo che striscia nei paesi europei. Ma, con nostra vergogna, “1984” ha predetto gran parte della nostra storia russa moderna. Alcuni passaggi del romanzo coincidono quasi parola per parola con esempi del nostro miglior giornalismo, che parlavano di spionaggio, denunce e falsificazione della storia. Queste coincidenze sono principalmente fattuali: né una profonda comprensione storica di questo o quel fenomeno negativo, né la sua dichiarazione rabbiosa possono competere nel potere di esposizione e impatto sul lettore con una satira efficace, che include ironia beffarda e sarcasmo caustico, beffa caustica e colpi sorprendenti. invettiva. Ma affinché la satira abbia luogo e colpisca il bersaglio, deve essere associata all'umorismo, al ridicolo, attraverso la categoria generale del fumetto, e quindi causare rifiuto e rifiuto del fenomeno negativo. Bertolt Brecht sosteneva che la risata è “la prima manifestazione indebita di una vita corretta”.

Forse il mezzo principale dell'interpretazione satirica in “1984” è il grottesco: tutto nella società Ingsoc è illogico e assurdo. La scienza e il progresso tecnologico servono solo come strumenti di controllo, gestione e repressione. La satira totale di Orwell colpisce tutte le istituzioni di uno stato totalitario: l'ideologia degli slogan del partito recita: la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza); l'economia (la popolazione, tranne i membri del Partito Interno, muore di fame, sono stati introdotti buoni per il tabacco e il cioccolato); scienza (la storia della società viene riscritta e abbellita all'infinito, tuttavia, la geografia non è più fortunata: c'è una guerra continua per la ridistribuzione dei territori); giustizia (gli abitanti dell’Oceania sono spiati dalla “polizia del pensiero”, e per uno “psicocrimine” o un “crimine facciale” il condannato può non solo essere mutilato moralmente o fisicamente, ma addirittura “polverizzato”).

Il teleschermo continuamente “emetteva statistiche favolose, elaborando la coscienza di massa”. Persone semi-affamate, ottuse dalla vita miserabile, dalla paura di commettere un “crimine personale o mentale”, furono sorprese nell’apprendere che “c’era più cibo, più vestiti, più case, più pentole, più carburante”, ecc. La società, la trasmissione televisiva, stava “rapidamente raggiungendo nuovi e nuovi traguardi”. [citato da: New World, n. 2, 1989, p. 155.] Nella società Ingsoc, l'ideale del partito raffigurava “qualcosa di gigantesco, minaccioso, scintillante: un mondo di acciaio e cemento, macchine mostruose e armi terribili, un paese di guerrieri e fanatici che marciano in un'unica formazione, pensa un pensiero, gridano uno slogan, trecento milioni di persone lavorano instancabilmente, combattono, trionfano, puniscono: trecento milioni di persone e sembrano tutte uguali”.

E ancora una volta le frecce satiriche di Orwell raggiungono il loro obiettivo: ci riconosciamo, ieri, "forgiando vittorie sindacali", "combattuto sul fronte del lavoro", entrando in "battaglie per il raccolto", riferendo "nuove conquiste", marciando in un'unica colonna “di vittoria in vittoria””, che riconosceva solo “l’unanimità” e professava il principio del “tutto come uno”. Orwell si rivelò sorprendentemente preveggente, notando uno schema tra la standardizzazione del pensiero e il cliché del linguaggio. Il “neolinguaggio” di Orwell era inteso non solo a fornire mezzi simbolici per la visione del mondo e l'attività mentale degli aderenti al “Singosoc”, ma anche a rendere impossibile qualsiasi dissenso. Si presumeva che quando la “neolingua” fosse stata stabilita per sempre e l’“antica lingua” fosse stata dimenticata, non ortodossa, cioè estranea agli “ingsots”, il pensiero, nella misura in cui è espresso a parole, sarebbe diventato letteralmente impensabile. Inoltre, il compito della “neolingua” era quello di rendere il discorso, soprattutto su argomenti ideologici, indipendente dalla coscienza. Il membro del partito doveva pronunciare giudizi “corretti” automaticamente, “come una mitragliatrice che spara a raffica”.

Fortunatamente, Orwell non ha indovinato tutto. Ma l'autore del romanzo-avvertimento non avrebbe dovuto lottare per questo. Ha solo portato le tendenze socio-politiche del suo tempo alla loro fine logica (o assurda?). Ma ancora oggi Orwell è forse lo scrittore straniero più citato.

Il mondo è cambiato in meglio (Hmm... è vero? O. Doug (2001)), ma gli avvertimenti e gli appelli di George Orwell non dovrebbero essere ignorati. La storia ha l’abitudine di ripetersi.

Cande. Filol. Scienze, professore associato
NA Zinkevich, 2001

____
N. A. Zinkevich: “George Orwell”, 2001
Pubblicato:
Fattoria di animali. Mosca. Casa editrice "Cittadella". 2001.

Scrittore e pubblicista britannico

breve biografia

George Orwell(Ing. George Orwell, vero nome Eric Arthur Blair, Inglese Eric Arthur Blair; 25 giugno 1903, Motihari, India britannica - 21 gennaio 1950, Londra) - Scrittore e pubblicista britannico. È meglio conosciuto come l'autore del romanzo distopico cult 1984 e del racconto La fattoria degli animali. Ha introdotto il termine guerra fredda nel linguaggio politico, che in seguito è diventato ampiamente utilizzato.

Eric Arthur Blair è nato il 25 giugno 1903 a Motihari (India) nella famiglia di un impiegato del Dipartimento dell'oppio dell'amministrazione coloniale britannica dell'India, un servizio di intelligence britannico che controllava la produzione e lo stoccaggio dell'oppio prima della sua esportazione in Cina . La posizione di suo padre - "assistente vice commissario junior del dipartimento dell'oppio, funzionario di quinta elementare" - è stata descritta dal critico letterario Terry Eagleton come "come se fosse stata creata per uno spettacolo dei Monty Python".

Ha ricevuto la sua istruzione primaria alla St. Cyprian (Eastbourne), dove ha studiato dagli 8 ai 13 anni. Nel 1917 ricevette una borsa di studio personale e frequentò l'Eton College fino al 1921. Dal 1922 al 1927 prestò servizio nella polizia coloniale in Birmania, poi trascorse molto tempo in Gran Bretagna e in Europa, facendo lavori saltuari, e poi iniziò a scrivere narrativa e giornalismo. Già a Parigi era arrivato con la ferma intenzione di diventare uno scrittore, lo studioso orwelliano V. Nedoshivin caratterizza il modo di vivere che conobbe lì come "una ribellione simile a quella di Tolstoj". 1933), basato su materiale autobiografico, fu pubblicato con lo pseudonimo di "George Orwell".

Già all’età di 30 anni scriveva in versi: “Sono uno straniero in questo momento”..

Si sposò nel 1936 e sei mesi dopo partì con la moglie sul fronte aragonese della guerra civile spagnola. Combattendo nelle file della milizia formata dal partito comunista antistalinista POUM, incontrò manifestazioni di lotta di fazione nella sinistra. Trascorse quasi sei mesi in guerra finché non fu ferito alla gola da un cecchino fascista a Huesca. Giunto dalla Spagna in Gran Bretagna come oppositore di sinistra dello stalinismo, aderì al Partito laburista indipendente.

Durante la seconda guerra mondiale condusse un programma antifascista sulla BBC.

Creazione

La prima opera importante di Orwell (e la prima opera firmata con questo pseudonimo) fu il racconto autobiografico "Rough Pounds in Paris and London", pubblicato nel 1933. Questa storia, basata su eventi reali della vita dell'autore, si compone di due parti. La prima parte descrive la vita di un uomo povero a Parigi, dove svolgeva lavori saltuari, principalmente lavorando come lavapiatti nei ristoranti. La seconda parte descrive la vita dei senzatetto a Londra e dintorni.

Anche la seconda opera, il racconto “Days in Burma” (pubblicato nel 1934), è basata su materiale autobiografico: dal 1922 al 1927 Orwell prestò servizio nella polizia coloniale in Birmania. Le storie "Come ho sparato a un elefante" e "Esecuzione per impiccagione" sono state scritte sullo stesso materiale coloniale.

Durante la guerra civile spagnola, Orwell combatté dalla parte repubblicana nelle file del POUM, un partito che fu messo fuori legge nel giugno 1937 per aver “aiutato i fascisti”. Su questi eventi scrisse il racconto documentario “In memoria della Catalogna” (inglese: Omaggio alla Catalogna; 1936) e il saggio “Ricordando la guerra in Spagna” (1943, pubblicato integralmente nel 1953).

Nel racconto "La fattoria degli animali" (1945), lo scrittore ha mostrato la degenerazione di principi e programmi rivoluzionari. "La fattoria degli animali" è una parabola, un'allegoria della rivoluzione del 1917 e dei successivi eventi in Russia.

Il romanzo distopico “1984” (1949) divenne una continuazione ideologica di “La fattoria degli animali”, in cui Orwell descriveva una possibile futura società mondiale come un sistema gerarchico totalitario basato su una sofisticata schiavitù fisica e spirituale, permeato di paura universale, odio e denuncia. In questo libro è stata ascoltata per la prima volta la famosa espressione "Il Grande Fratello ti sta guardando" (o, nella traduzione di Viktor Golyshev, "Il Grande Fratello ti sta guardando"), e i termini ormai ampiamente conosciuti "doppio pensiero", "crimine di pensiero", " Sono stati introdotti il ​​neolinguaggio”, “veridicità”, “speech cracker”.

Ha scritto anche numerosi saggi e articoli di carattere socio-critico e culturale.

La raccolta completa di 20 volumi delle opere di Orwell (inglese: The Complete Works of George Orwell) è stata pubblicata in Gran Bretagna. Le opere di Orwell sono state tradotte in 60 lingue.

L'atteggiamento di Orwell nei confronti dell'URSS

Nel suo saggio del 1946 “Perché scrivo”, Orwell affermò: “Ogni riga di lavoro serio che ho scritto dal 1936 è stata diretta, direttamente o indirettamente, contro il totalitarismo e a favore del socialismo democratico come lo intendo io”. Secondo un collega di Orwell, commentatore politico britannico, redattore capo della rivista Kingsley Martin, New Statesman, Orwell guardava l'URSS con amarezza, attraverso gli occhi di un rivoluzionario disilluso dal figlio della rivoluzione, e credeva che essa, il rivoluzione, era stata tradita, e Orwell considerava Stalin il principale traditore, l'incarnazione del male. Allo stesso tempo, lo stesso Orwell, agli occhi di Martin, era un combattente per la verità, abbattendo i totem sovietici adorati da altri socialisti occidentali.

Il politico conservatore e membro del parlamento britannico Christopher Hollis sostiene che ciò che fece veramente infuriare Orwell fu che, a seguito della rivoluzione avvenuta in Russia e del successivo rovesciamento delle vecchie classi dominanti, accompagnato da una sanguinosa guerra civile e da un terrore non meno sanguinoso, Non furono i senza classi a salire al potere nella società, come avevano promesso i bolscevichi, ma una nuova classe dominante, molto più spietata e senza principi delle precedenti, andò a sostituirla. Orwell definì questi sopravvissuti, che si appropriarono sfacciatamente dei frutti della rivoluzione e ne presero il timone, aggiunge il giornalista conservatore americano Gary Allen, “mezzi grammofoni e metà gangster”. Ciò che sorprese molto Orwell fu anche la tendenza alla “mano forte”, al dispotismo, che osservò in una parte significativa dei socialisti britannici, soprattutto quelli che si definivano marxisti, che non erano d’accordo con Orwell anche nella definizione di cosa fosse un “socialista”. "E chi non lo fa - Orwell, fino alla fine dei suoi giorni, era convinto che un socialista fosse qualcuno che si sforza di rovesciare la tirannia e non di stabilirla - questo è ciò che spiega gli epiteti simili che Orwell chiamava socialisti sovietici, Critico letterario americano, professore onorario della Purdue University Richard Voorhees. Voorhees chiama simili tendenze dispotiche in Occidente il “culto della Russia” e aggiunge che anche l’altra parte dei socialisti britannici, che non erano soggetti a questo “culto”, mostravano segni di attrazione per la tirannia, forse più benevoli, virtuosi e buoni. -di carattere, ma pur sempre tirannico. Orwell, quindi, si trovò sempre tra due fuochi, entrambi filo-sovietici e indifferenti alle conquiste del Paese del socialismo vittorioso.

Orwell attaccò sempre quegli autori occidentali che identificavano il socialismo con l'Unione Sovietica, in particolare J. Bernard Shaw. Al contrario, Orwell sosteneva costantemente che i paesi che intendono costruire un autentico socialismo dovrebbero prima temere l’Unione Sovietica, piuttosto che cercare di seguirne l’esempio, afferma Stephen Ingle, professore di scienze politiche all’Università di Stirling. Orwell odiava l’Unione Sovietica con ogni fibra della sua anima; vedeva la radice del male nel sistema stesso, dove gli “animali” salirono al potere. Pertanto, Orwell credeva che la situazione non sarebbe cambiata anche se Lenin non fosse morto improvvisamente e Trotsky non fosse stato espulso dal paese e fosse rimasto al suo posto. Ciò che nemmeno Orwell aveva previsto nelle sue previsioni più audaci fu l’attacco tedesco all’URSS e la successiva alleanza tra Stalin e Churchill. "Questo vile assassino è ora dalla nostra parte, il che significa che le purghe e tutto il resto sono improvvisamente dimenticati", scrisse Orwell nel suo diario di guerra poco dopo l'attacco tedesco all'URSS. “Non avrei mai pensato che sarei vissuto abbastanza da vedere i giorni in cui avrei avuto l’opportunità di dire “Gloria al compagno Stalin!” Ma l’ho fatto!” scrisse altri sei mesi dopo.

Come notò l’editorialista letterario del settimanale americano The New Yorker, Dwight MacDonald, per le sue opinioni sul socialismo sovietico, Orwell fu per il momento criticato senza pietà dai socialisti di ogni genere, e i comunisti occidentali generalmente si scatenarono, denunciando ogni articolo che arrivava. dalla penna di Orwell, dove almeno una volta è apparsa l'abbreviazione "URSS" o il cognome "Stalin". Anche il New Statesman, sotto la guida del già citato Kingsley Martin, fu così, rifiutandosi di pubblicare i rapporti di Orwell sulle attività dei comunisti durante la guerra civile spagnola, osserva lo scrittore britannico, ex presidente dell'Oxford Debating Club Brian Magee. Nelle fitte file dei compatrioti e dei nemici di Orwell c'era un altro socialista britannico, l'editore di libri Victor Gollancz. Quest'ultimo criticò pubblicamente Orwell, soprattutto nel 1937, l'anno del Grande Terrore, incolpando tra l'altro Orwell per aver definito i funzionari del partito sovietico metà portavoce e metà gangster. Gollancz, con il suo commento, getta un'ombra sul meglio di ciò che Orwell ha dato al mondo, afferma il dottor Stephen Maloney, docente dell'Università di Rochester. Gollancz è rimasto decisamente scioccato quando ha sentito parlare dei “semi-gangster”, nelle condizioni in cui ha scritto la sua prefazione, riassume l'editorialista letteraria del settimanale TIME Martha Duffy. Edward Morley Thomas, laureato all’Università statale di Mosca e redattore della raccolta in lingua russa del governo britannico “England”, scrive dell’opportunismo di Gollancz in questo caso particolare. Allo stesso tempo, cosa che Thomas sottolinea in particolare, Gollancz non chiama deliberatamente le cose col loro nome, cioè non dice se Orwell ha scritto la verità o no. Si parla invece di una “strana avventatezza” commessa dallo scrittore. Dicono che “per evitare” non si possono scrivere cose del genere sull’Unione Sovietica. Negli anni ’30 in Occidente, assegnare tali epiteti ai funzionari sovietici era in effetti controrivoluzionario, quasi criminale, ma ahimè, questo era il pensiero dell’intellighenzia britannica di quegli anni: “poiché la Russia si definisce un paese socialista, quindi è un paese a priori giusto” - pensavano qualcosa del genere”, scrive specificamente il critico letterario britannico John Wayne a proposito di questo episodio. Il British Left Book Club, creato da Gollancz, aggiunse benzina sul fuoco, sostenendo Orwell e pubblicando persino alcune delle sue opere, finché, dopo il ritorno dalla Spagna, Orwell passò dal colonialismo britannico al comunismo sovietico. E quando nel 1937 si arrivò alla pubblicazione di un libro che non toccava in alcun modo il tema del marxismo - "The Road to Wigan Pier", Gollancz, per giustificare il fatto che il club avesse intrapreso la pubblicazione, scrisse una prefazione al romanzo , che sarebbe stato meglio non aver scritto affatto. Tuttavia, il club stesso, contrariamente agli ammonimenti del suo creatore e ispiratore ideologico, si divise subito dopo la firma del Patto Molotov-Ribbentrop, trasformandosi parzialmente in una residenza letteraria del Cremlino, operante nella capitale britannica su base permanente.

Orwell mentre lavorava per la BBC (1941)

Orwell si aspettava che, a seguito della guerra, i socialisti, nella sua accezione del termine, sarebbero saliti al potere in Gran Bretagna, ma ciò non accadde, e la rapida crescita del potere dell'Unione Sovietica, unita all'altrettanto rapido deterioramento del potere di Orwell propria salute e la morte della moglie, gli hanno imposto un dolore insopportabile per il futuro del mondo libero.

Dopo l'attacco della Germania all'URSS, che lo stesso Orwell non si aspettava, l'equilibrio delle simpatie socialiste si spostò nuovamente per qualche tempo dalla parte di Gollancz, ma l'intellighenzia socialista britannica, per la maggior parte, non poteva perdonare un passo come quello Molotov-Ribbentrop. Patto. Anche la collettivizzazione, l'espropriazione, i processi farsa per i nemici del popolo, le epurazioni dei ranghi del partito hanno fatto il loro lavoro - i socialisti occidentali sono gradualmente rimasti delusi dai risultati della Terra dei Soviet - ecco come Brian Magee completa l'opinione di MacDonald. L'opinione di MacDonald è confermata da uno storico britannico moderno, editorialista del Sunday Telegraph di Londra Noel Malcolm, che aggiunge che le opere di Orwell non possono essere paragonate agli inni al sistema sovietico cantati dal suo contemporaneo, il socialista cristiano, in seguito capo della Gran Bretagna. -Società sovietica dell'Amicizia, Hewlett Johnson, nell'Inghilterra conosciuta con il soprannome di "Abate Rosso". Entrambi gli scienziati concordano anche sul fatto che Orwell alla fine uscì vittorioso da questo confronto ideologico, ma, ahimè, postumo.

Lo scrittore Graham Greene, nonostante non avesse i migliori rapporti con lo stesso Orwell, notò le difficoltà che Orwell dovette affrontare durante la guerra e gli anni del dopoguerra, quando l'URSS era ancora un alleato dell'Occidente. Così, un funzionario del Ministero dell'Informazione britannico, dopo aver letto brevemente La fattoria degli animali, chiese seriamente a Orwell: "Non avresti potuto fare di qualche altro animale il cattivo principale?" - sottintendendo l'inappropriatezza delle critiche all'URSS, che in realtà salvarono La Gran Bretagna dall’occupazione fascista. E la prima edizione di “1984” non ha fatto eccezione; è stata pubblicata in una tiratura di non più di mille copie, poiché nessuno degli editori occidentali ha osato opporsi apertamente all’annunciato corso di amicizia con l’Unione Sovietica, simile al libro di Orwell “L’Oceania non è mai stata inimica con l’Eurasia, è sempre stata sua alleata”. Solo dopo aver accertato il fatto che la Guerra Fredda era già in pieno svolgimento, dopo la morte di Orwell, iniziò la stampa del romanzo in milioni di copie. Fu lodato, il libro stesso fu elogiato come una satira sul sistema sovietico, tacendo sul fatto che si trattava di una satira sulla società occidentale in misura ancora maggiore.

Ma poi arrivò il momento in cui gli alleati occidentali litigarono di nuovo con i loro fratelli d'armi di ieri, e tutti coloro che invocavano l'amicizia con l'URSS o si placarono bruscamente o iniziarono a invocare l'inimicizia con l'URSS, e quelli della confraternita degli scrittori che erano ancora in favore e l’apice della gloria e sull’onda del successo osarono continuare a dimostrare il loro sostegno all’Unione Sovietica, ma caddero anche improvvisamente nella disgrazia e nell’oscurità. È qui che tutti ricordavano il romanzo “1984”, osserva giustamente il critico letterario e membro della British Royal Society of Literature Geoffrey Meyers. Dire che un libro è diventato un bestseller è come gettare un boccale d’acqua in una cascata. No, cominciò a essere definito niente di meno che un “lavoro canonico anticomunista”, come lo definì John Newsinger, professore di storia alla Bath Spa University; il “manifesto giusto della Guerra Fredda” fu soprannominato il libro di Fred Inglis, professore emerito di studi culturali all’Università di Sheffield, senza contare il fatto che è stato tradotto in più di sessanta lingue del mondo. Quando arrivò il 1984, il libro vendeva 50mila copie al giorno solo negli Stati Uniti! Qui dovremmo tornare un po’ indietro e dire che negli stessi Stati, di cui un abitante su cinque dichiara oggi con orgoglio di aver letto il romanzo “1984” almeno una volta, dal 1936 al 1946 non è stato pubblicato un solo libro di Orwell, sebbene egli ha fatto appello a più di venti case editrici - tutte lo hanno gentilmente rifiutato, poiché criticavano il sistema sovietico Poi non è stato incoraggiato. E solo Harcourt e Brace si misero al lavoro, ma Orwell, che stava vivendo i suoi ultimi giorni, non era più destinato a vedere le sue opere pubblicate in milioni di copie.

Atteggiamento verso Orwell in URSS

L'atteggiamento ufficiale nei confronti di Orwell in Unione Sovietica può essere espresso nelle parole del presidente della commissione estera dell'Unione degli scrittori sovietici, Mikhail Yakovlevich Apletin, che ha firmato il seguente certificato biografico allegato al dossier su Orwell, conservato nel " Materiali sulla Gran Bretagna” dell'Unione degli scrittori dell'URSS:

George Orwell - Scrittore inglese, trotskista. Nel 1936 è in Spagna nelle file della milizia del POUM<…>Orwell ha uno stretto legame con la rivista trotskista americana Partisan Review. George Orwell è l'autore del libro più vile sull'Unione Sovietica dal 1917 al 1944: La fattoria degli animali.

Certificato biografico datato 26 maggio 1947, firmato da Mich. Apletina

Tuttavia, come nota il critico letterario Arlen Viktorovich Blum, nonostante la posizione ufficiale di Sovlit, esisteva una posizione non ufficiale, e l'edizione nomenklatura del romanzo "1984", destinata all'uso ufficiale, nella migliore tradizione orwelliana, fu replicata come copia carbone, molto probabilmente senza alcuna modifica, e cominciò a circolare di mano in mano a partire dalla fine degli anni '60. L'amico e collega di J. Orwell al Tribune, Tosko Fievel, ricorda una conversazione con il suo conoscente russo, con il quale ha discusso a chi era rivolto l'avvertimento principale del romanzo. Quindi, un conoscente convinse Fievel, ed era propenso a essere d'accordo con lei, che Orwell scriveva per i russi, e nessun occidentale avrebbe compreso l'essenza di "1984" così profondamente come una persona dell'Unione. Molto precisamente, secondo A. V. Blum, Sergei Kuznetsov ha osservato a questo proposito: "C'è qualcosa di profondamente sintomatico che un'intera generazione di lettori russi abbia ricevuto "1984" "per una notte". i tempi sono diventati indistinguibili da lui." Naturalmente, ciò non poteva fare a meno di attirare l'attenzione delle agenzie di sicurezza statali e della censura.

A parte il riferimento di cui sopra per l'uso ufficiale e la pubblicazione nella Literaturnaya Gazeta, a cui seguì uno scandalo dipartimentale e un procedimento nel dipartimento letterario, la prima menzione critica di J. Orwell come scrittore nel giornalismo sovietico risale alla seconda metà del 1948 - quando stava già terminando il suo lavoro nel corso del "1984", e appartiene a un ricercatore presso l'Istituto di letteratura russa dell'Accademia delle scienze dell'URSS G. M. Lukanov e uno studente laureato dell'Accademia delle scienze sociali sotto il Comitato centrale del PCUS A. P. Belik, dove Orwell viene definito un “gangster britannico” che è “così cinico” da osare parlare di libertà creativa e dovere di uno scrittore! Il concetto di “libertà creativa” ha acquisito da Lukanov e soprattutto da Belik un significato chiaramente negativo, poiché l'espressione preferita di quest'ultimo era “Abbasso gli scrittori senza partito” di Lenin (nel senso di coloro che non sono membri del PCUS(b )). Inoltre, due critici sovietici hanno paragonato Orwell a Koestler, giungendo alla conclusione che sono d'accordo su tutto, ma Orwell supera Koestler nella biografia: una solida esperienza di polizia è una rarità, "anche su quel mercato nero della cultura dove lavorano Orwell e Koestler". Un punto interessante, degno di nota nel contesto della narrazione del romanzo “1984”, è che gli autori della prima recensione sovietica di J. Orwell molto presto, vale a dire all'inizio degli anni '50, caddero in disgrazia e Belik fu criticato dall'intera comunità degli scrittori sovietici e personalmente da Stalin, per cui non dovette più rispondere alle critiche degli scrittori, ma ad accuse politiche ben precise (fu classificato come un "novorappovita", che in sostanza era quasi un frase). Ma, fortunatamente per entrambi, Stalin morì improvvisamente, ed entrambi i critici continuarono la loro carriera professionale e ottennero anche un certo successo sotto Krusciov, in particolare Belik, che divenne professore e si unì al Presidium dell'Accademia delle Scienze dell'URSS.

Poco era cambiato all’inizio degli anni ’60. Così, il pubblicista sovietico, nel recente passato presidente del Comitato di Stato del Consiglio dei ministri dell'URSS per le relazioni culturali con l'estero, Yuri Zhukov, scrisse nel 1963 sulla rappresentazione del popolo sovietico nel romanzo “1984”: “Disegnare la nostra società sotto forma di una specie di caserma, e la nostra gente sotto forma di robot irragionevoli, Orwell e altri li contrapponevano alle delizie immaginarie del "mondo occidentale libero", dove presumibilmente veniva fornita ogni opportunità per la fioritura creativa dell'individualità umana ...”

Il disertore polacco, poi scrittore di fama mondiale e premio Nobel Czeslaw Miłosz, affermò che gli alti apparatchik del Partito polacco dei lavoratori uniti avrebbero potuto facilmente ottenere copie in lingua polacca di "1984" e, secondo lui, erano semplicemente entusiasti di quanto profondamente e accuratamente Orwell descrisse la morale prevalente in entrambi i partiti, sia esterni che interni. "Potete immaginare come se il Politburo sovietico leggesse "1984", traendone ispirazione per nuovi risultati nel campo del rafforzamento del controllo totale", sogghigna al riguardo Richard Allen Posner, professore all'Università di Chicago.

Esplorando voluminosi archivi di documenti precedentemente destinati all'uso ufficiale da parte della censura sovietica e dei funzionari della sicurezza statale, A. V. Blum ha scoperto molti documenti, anche provenienti da casi penali contro dissidenti, dove, tra le altre cose, vengono menzionati J. Orwell e il romanzo "1984". Negli archivi di Lenoblgorlit ha trovato, in particolare, una richiesta del KGB per la regione di Leningrado al capo di Lenoblgorlit B.A. Markov con un elenco di libri, tra cui "1984", trovati durante una perquisizione di alcuni dissidenti anonimi. Era già il 1978 e allora, a differenza degli anni precedenti, la sicurezza statale inviò i libri confiscati per un esame letterario. La censura di Leningrado inviò una settimana dopo la seguente risposta al Comitato per la Sicurezza dello Stato:

1984 di George Orwell è un romanzo di fantascienza con un tema politico. Il futuro del mondo è rappresentato con toni cupi, la sua divisione in tre grandi superpotenze, una delle quali “Eurasia” rappresenta l’Europa assorbita dalla Russia. Viene dipinto il quadro della distruzione brutale e spietata di donne e bambini durante le guerre. Il libro non è stato pubblicato in URSS e non può essere distribuito.

Questa risposta della censura letteraria sovietica alla fine conteneva la conclusione: “Tutti questi libri sono stati pubblicati all’estero, hanno lo scopo di minare e indebolire l’ordine costituito nel nostro paese, e la loro distribuzione in Unione Sovietica dovrebbe essere considerata un sabotaggio ideologico, ” una conclusione che, come ha giustamente osservato A.V. Blum, non ha rinunciato ad alcuna speranza.

Passarono diversi decenni e arrivò il 1984. Dal 1984, la stessa Unione Sovietica ha intrapreso una strada verso la revisione dell'atteggiamento parziale e inequivocabile nei confronti di Orwell e del romanzo "1984" al fine di "imbiancare" Orwell agli occhi dei lettori sovietici, rendendolo quasi un alleato nella lotta contro l'imperialismo. . E sebbene il fatto che l’Eurasia di Orwell significasse l’Unione Sovietica non è mai stato messo in discussione, è stato ordinato dall’alto di considerare l’opera di Orwell in modo meno chiaro come prima e persino di provare a metterla al servizio dell’attuale politica e ideologia sovietica. Grazie agli sforzi delle migliori menti letterarie sovietiche, fu portato avanti il ​​lavoro per livellare lo strato di recensioni devastanti su Orwell da parte dei loro colleghi predecessori, spesso molto meno professionali. Di conseguenza, in questo campo furono compiuti progressi significativi, ma presto le cose presero una svolta ancora più inaspettata: l’Unione Sovietica crollò, la censura scomparve come fenomeno e il lavoro svolto, per la maggior parte, si rivelò inutile. Il romanzo ha raggiunto un vasto pubblico di lettori, scavalcando le autorità o gli intermediari, come postfazione al defunto recentemente e prefazione all'ordine imminente.

Bibliografia

V. Nedoshivin ha ricordato che la famosa orwelliana russa V. A. Chalikova, sei mesi prima della sua morte, gli disse una “cosa strana”: “Onestamente, non vorrei che comprendessimo Orwell fino in fondo. Ciò può avvenire solo quando la società è convinta che anche l’alternativa che offre oggi l’avanguardia ideologica di questa società, l’alternativa al totalitarismo, non è umanistica, non darà all’uomo comune ciò che vuole…”

Memorie e documentari

  • Sterline in corsa a Parigi e Londra (1933)
  • Strada per il molo di Wigan (1937)
  • In ricordo della Catalogna (1938)

Poesie

  • Sveglio! Giovani uomini d'Inghilterra (1914)
  • Ballata (1929)
  • Un uomo vestito e un uomo nudo (1933)
  • Avrei potuto essere un vicario felice (1935)
  • Poesia ironica sulla prostituzione(scritto prima del 1936)
  • Kitchener (1916)
  • Il male minore (1924)
  • Una piccola poesia (1935)
  • In una fattoria in rovina vicino alla fabbrica di grammofoni per la voce del suo padrone (1934)
  • Le nostre menti sono sposate, ma siamo troppo giovani (1918)
  • Il pagano (1918)
  • Poesia dalla Birmania (1922-1927)
  • Romanza (1925)
  • A volte nelle giornate di mezzo autunno (1933)
  • Consigliato da un dentifricio (1918-1919)
  • Estate per un istante (1933)

Giornalismo, storie, articoli

  • Come ho sparato a un elefante
  • Esecuzione per impiccagione
  • Memorie di un libraio
  • Tolstoj e Shakespeare
  • Letteratura e totalitarismo
  • Ricordando la guerra in Spagna
  • Soppressione della letteratura
  • Confessioni del revisore
  • Note sul nazionalismo
  • Perché sto scrivendo
  • Il leone e l'unicorno: il socialismo e il genio inglese
  • Inglese
  • Politica e inglese
  • Lear, Tolstoj e il Matto
  • Sulla gioia dell'infanzia...
  • Senza contare i neri
  • Marrakech
  • Il mio paese, di destra o di sinistra
  • Pensieri in arrivo
  • I confini dell'arte e della propaganda
  • Perché i socialisti non credono nella felicità
  • Vendetta amara
  • In difesa della cucina inglese
  • Una tazza di ottimo tè
  • Come muoiono i poveri
  • Scrittori e Leviatano
  • In difesa di P. G. Wodehouse